L'orientamento alla realtà

 

tratto dalla

TESI DI Silvia Maria Vizio:

"LA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA ANZIANA IN CASA DI RIPOSO ATTRAVERSO L'INTERVENTO ANIMATIVO:UNA STRATEGIA COMPLESSA"

 - CORSO DI QUALIFICA ANIMATORE SOCIALE -

ENAIP LOMBARDIA - ANNO 1998


 

E' questo uno strumento che ha lo scopo di aiutare anziani affetti da demenza senile, "orientandoli" nel tempo e nello spazio e stimolando l'assimilazione di nozioni semplici, che riguardano le persone che li circondano o gli oggetti di uso comune. Questo trattamento è, quindi, rivolto a soggetti che presentino confusione mentale, disorientamento spazio-temporale, perdita di memoria e alterazione della sensazione della realtà.

La tecnica è distinta in:


Orientamento alla realtà informale.

Esso intende modificare l'ambiente in cui vive la persona anziana, tramite simboli e stimoli appropriati, così da facilitare l'orientamento nello spazio e mantenendo il più possibile l'autonomia. Per ottenere dei risultati, devono essere informati e addestrati alla pratica tutti gli operatori che entrano in contatto con l'anziano; essi, con l'uso di comunicazioni verbali e non verbali, devono stimolarlo opportunamente.

Per ciò che riguarda la comunicazione non verbale, bisogna atteggiarsi come segue: porsi sempre di fronte all'anziano, in modo rilassato e, possibilmente, con un sorriso e un tono di voce calmo e dolce. Il contatto visivo predispone, così, l'ospite a rapportarsi positivamente con l'altro. Ecco che, allora, è ancora una volta lampante come sia essenziale considerare l'anziano innanzitutto come persona, rispettandolo in quanto tale (è purtroppo diffusa l'usanza, invece, di parlare di lui come se non fosse presente, arrivare alle sue spalle all'improvviso e spostare la carrozzina come se sopra non vi fosse nessuno, tenere la porta aperta quando si trova in bagno, sostituirsi a lui in attività che potrebbe ancora svolgere in modo autonomo, ecc.).

In secondo luogo, il linguaggio deve essere adeguato alla cultura di chi si ha di fronte e l'operatore deve usare frasi corte e semplici; il discorso, poi deve riferirsi a qualcosa di concreto e visibile, non stancandosi di ripetere più volte i concetti.

Il periodo di tempo in cui andrebbe applicato l'orientamento alla realtà informale dovrebbe coprire tutto l'arco della giornata e, in particolare, entrare in ogni pratica, dalla vestizione, all'igiene, al rapporto personale con l'anziano (per esempio, chiedergli quale vestito voglia indossare o fare notare il tempo atmosferico, ecc.). Bisogna cogliere ogni possibilità di conversazione che la persona offre, visto che gli anziani vivono spesso di ricordi e hanno bisogno di parlare per esprimere i propri sentimenti e sfogare le preoccupazioni. Per fare questo, non è necessario perdere molto tempo: è importante la qualità del rapporto che si cerca di creare, non tanto la quantità.

Anche se non è facile, bisognerebbe riuscire a formare dei gruppi di anziani, individuando le simpatie e favorendo così amicizie o semplici occasioni di incontro e conversazione: in questo senso, si cercherà di predisporre un ambiente favorevole, rendendo lo spazio accogliente, mettendo le sedie in cerchio e così via.

Tutti gli ambienti e le stanze dell'istituto dovrebbero essere segnalate con etichette in cui, oltre alla denominazione del luogo, bisognerebbe aggiungere un simbolo grafico. Anche il vestiario deve essere facilmente riconoscibile dal proprietario; la stanza da letto dovrebbe essere personalizzata con qualche oggetto personale (fotografie, soprammobili, calendario, ecc.); il soggiorno in comune dovrebbe, poi, contenere arredi come i libri, un registratore, piante, giochi di società e un tabellone su cui segnalare informazioni di vario tipo. Anche il tavolo da pranzo dovrebbe essere corredato da un segnaposto che renda immediatamente riconoscibile dall'anziano il proprio spazio.
 


Orientamento alla realtà formale.

Questa tipologia di orientamento alla realtà permette di intervenire sulle problematiche dell'anziano, tramite interventi organizzati giornalmente.

Le persone vanno suddivise in gruppi da due - tre fino a otto persone, secondo il livello di difficoltà mentale accertato, la provenienza, la cultura e tenendo conto di particolari caratteristiche comportamentali, che potrebbero anche arrecare disturbo, durante la seduta.
Gli incontri si svolgono ogni giorno alla stessa ora, con lo stesso staff e nella stessa stanza, per una durata di circa trenta minuti, in relazione alle capacità di attenzione degli ospiti. L'atmosfera deve essere rilassante e familiare. Un'attenzione particolare va rivolta all'ambiente in cui si realizzano le sessioni; la stanza deve essere arredata semplicemente, in modo da stimolare l'attenzione, luminosa, ricca di immagini, di disegni, di foto. Occorre predisporre un tabellone facilmente visibile, con le foto degli anziani, del personale, dell'istituto e della città, immagini sulle sta-gioni e il calendario dei compleanni; per stimolare l'orientamento nel tempo, è utile munirsi di un grande calendario e di un orologio con numeri evidenti.

Nell'incontro possono essere utilizzati: materiale di cancelleria, cartellini rappresentanti oggetti d'uso quotidiano, fiori, animali, ecc.; ciò che serve per la scrittura, la lettura e la numerazione; dadi con facce colorate, con i numeri, ecc.; l'occorrente per la musi-ca; accessori personali degli ospiti, quali foto, indicazioni che ricordino la loro professione, ecc. Tutti i materiali devono essere maneggevoli, con forme e colori che stimolino ulteriormente l'attenzione.

La seduta inizia con la predisposizione dei partecipanti attorno a un tavolo; segue il momento del saluto, in cui, dopo che ogni operatore si è seduto di fronte a un anziano, il conduttore sollecita a dire il proprio nome e, quindi, a guardarsi intorno e descrivere ciò che vedono.

Le attività che sono poi proposte possono essere così suddivise:

Ad esempio: far leggere all'anziano, su un tabellone predisposto appositamente, la data, la stagione e il tempo atmosferico; fargli dire l'età e l'anno di nascita e, possibilmente, fargli trascrivere questi dati su un quaderno. Per l'orientamento al luogo, si può sollecitare la persona a guardare foto o immagini della propria casa o città di provenienza e ricordarle dove si trova attualmente. Allo scopo di facilitare il riconoscimento di sé, si può procurarsi una foto dell'anziano, un cartellino con il suo nome e uno specchio, e fare in modo che egli si veda e si riconosca; si può anche fargli disegnare un autoritratto, o fargli comporre il proprio nome, utilizzando lettere già selezionate. Un altro metodo è utilizzare il gioco, come "palla chiamata", che consiste nel lanciare una palla a una persona di cui si è prima pronunciato il nome.

Per realizzare le attività suddette, potranno essere utilizzati diversi strumenti, quali il canto e la musica, supporti fotografici e audiovisivi, laboratori di cucina e così via. Le attività proposte potranno riguardare l'ascolto di vecchie canzoni, con la richiesta di identificare nome e foto del cantante; il riconoscimento, sempre tramite foto, di alcuni angoli della città di provenienza o il luogo ospitante l'anziano; discussioni sulle stagioni, la famiglia, i vestiti, il giardinaggio, gli animali, le festività, ecc. In tutti i casi si cercherà di stimolare il ragionamento logico.


La reazione possibile alle sedute di orientamento alla realtà può essere diversa: qualcuno può addirittura sentirsi preso in giro dal puntualizzare fatti ovvi, qualcun altro non si sente attratto dal tipo di discorso e dal metodo di comunicazione, altri ancora vorrebbero cambiare argomento o, al contrario, vivono pazientemente il momento di incontro.

In generale, da questo si può desumere che l'Orientamento alla Realtà è sicuramente un utile supporto per aiutare l'anziano disorientato, ma è importante affrontare gli incontri senza leggerezza; altrimenti, può addirittura succedere che l'anziano viva questi momenti come un continuo richiamo alle sue mancanze, e come una coercizione il fatto di dovere ripetere più volte le informazioni. E' facile, per gli operatori, cadere nel tranello di sentirsi onnipotenti, unici amministratori della situazione, potendo scegliere gli argomenti da trattare e gestendo tutto l'incontro in prima persona, senza cercare di calarsi, per certi versi, nei panni dell'anziano e sforzarsi di ascoltarlo e individuare i suoi bisogni. Occorre ricordare che in ogni ospite disorientato, sottoposto al trattamento, si nasconde una persona da aiutare. Da ciò che si è visto in questa breve esposizione, si può, allora, comprendere come la metodologia sia relativamente facile da utilizzare e anche consona al metodo di lavoro dell'animatore (la parte informale, poi, è applicabile agevolmente), ma in modo da sostenere chi ne abbia realmente bisogno, adattando gli incontri descritti nella parte dell'Orientamento alla Realtà formale agli ospiti che si hanno di fronte e alla loro sensibilità.