La terapia artistica

 

tratto dalla

TESI DI Silvia Maria Vizio:

"LA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA ANZIANA IN CASA DI RIPOSO ATTRAVERSO L'INTERVENTO ANIMATIVO:UNA STRATEGIA COMPLESSA"

 - CORSO DI QUALIFICA ANIMATORE SOCIALE -

ENAIP LOMBARDIA - ANNO 1998


 

La terapia del colore rientra nel settore della "terapia artistica", il cui studio ha avuto un impulso notevole in Svizzera, Germania, Olanda, Inghilterra e Francia. Le arti figurative, la recitazione, il canto, il movimento e la musica sono manifestazioni della creatività umana che presentano qualità terapeutiche notevoli. Chi pratica professionalmente la terapia artistica, deve rivolgersi al corpo umano nella sua dimensione fisiologica e patologica, esercitando tecniche diverse per conoscere l'espressione artistica e valutandone gli effetti sulla persona; per questo motivo, è indispensabile la collaborazione con il medico e con altri colleghi.

La terapia artistica a indirizzo antropofisico si fonda sulle teorie di Rudolf Steiner, che sono qui di seguito schematizzate.


Qui termina l'esposizione schematica della teoria sulla terapia artistica. Considerando, in particolare, il colore, possiamo appoggiarci a teorie espresse, prima, da Goethe, nella sua opera Teoria dei colori, del 1809, e, quindi, da Steiner.

Secondo Goethe, il colore nasce e vive dalla mescolanza di luce e tenebra; ogni colore, poi, ha un'azione particolare e provoca sentimenti diversi a seconda delle sfumature in cui è espressa una certa tinta. Kandinsky, inoltre, nel testo Lo spirituale nell'arte, del 1912, oltre ad accordarsi con quanto espresso dal suo illustre predecessore, aggiunge che i colori hanno un sapore e un aspetto particolari: ruvidi, lisci, profumati. Addirittura, alcuni colori danno sensazioni di movimento: il rosso sembra andare incontro all'osservatore, il blu pare risucchiarlo in sé. Steiner osserva che, se si colora una forma, è come se le si donasse l'anima: è come se il colore vivesse di vita propria e possedesse una sorta di luminescenza interiore.


Per rendere accessibile all'educatore - animatore l'utilizzo della terapia del colore con gli anziani, possiamo addentrarci, ora, nella fase operativa vera e propria, esemplificando come essa possa essere utilizzata. L'attività, visto che implica l'utilizzo del colore al di fuori di un disegno che lo contenga, è accessibile anche a chi non possegga senso artistico nel significato comune. Ognuno può esprimere e comunicare stati d'animo ed emozioni; nel momento, poi, in cui il lavoro è presentato agli altri, l'anziano parla di sé e può ricevere gratificazione dalla ricerca di originalità propria del processo animativo.

L'intervento può avvenire a livello pedagogico-igienico o igienico-terapeutico: nel primo caso, il lavoro è uguale per tutti, nel secondo si differenziano gli esercizi a seconda delle diverse patologie.

Definiamo, ora, le diverse fasi di un possibile intervento:

1) Osservazione. Innanzitutto, sarà necessario preparare il personale e le altre persone vicine all'anziano, spiegando le motivazioni dell'intervento; quindi, occorre osservare gli anziani, con rispetto, e cercando di analizzare le loro caratteristiche, i movimenti, il tono della voce, il tipo di comunicazione.

2) L'incontro di pittura. Innanzitutto, è importante preparare l'ambiente operativo, in modo da renderlo caldo e accogliente. Quindi, a seconda di ciò che ci proponiamo, l'incontro potrà aprirsi con un'osservazione di un dipinto o un oggetto, o con la lettura di una breve poesia o una fiaba. Prima di proporre un esercizio sul colore, potremo far vedere e toccare un oggetto di quella tinta, descrivendone le qualità sensoriali e sollecitando emozioni; in alternativa, potremo trarre spunti dalla parola, leggendo una poesia o una fiaba classica: i temi suggeriti potranno essere, per esempio, la notte, la primavera, il prato, ecc. Per rendere gli esercizi maggiormente fruibili dall'anziano, dovremo parlare con un linguaggio semplice e chiaro, definendo, per esempio, come ottenere un certo colore ed, eventualmente, descrivendo le sensazioni che tale tinta può sollecitare. L'esercizio vero e proprio, consiste nel lavorare con un foglio bagnato in modo uniforme da entrambe i lati con una spugnetta, e fatto aderire su una tavoletta di plexiglas. Un colore sarà diluito con dell'acqua, e quindi steso con grandi pennelli a punta piatta, diversamente a seconda dei vari esercizi, dal più scuro al più chiaro. Su questo colore ne sarà steso un altro, in modo che se ne formi un terzo. All'inizio, di solito, sono usati i gialli, i rossi e i blu, che sono detti fondamentali o primari, poiché da essi derivano tutte le tinte. Questa attività non ha il fine di ottenere un risultato o acquisire tecniche, ma serve a sperimentare il processo pittorico. Durante la seduta e alla fine del lavoro i dipinti di ognuno saranno posti su un cavalletto, in modo che tutti possano osservarli e discutere su ciò che piace e quello che si potrebbe migliorare.

3) Difficoltà. Spesso si incontrano resistenze iniziali: molti pensano di non essere in grado di dipingere, di non possedere capacità artistiche; si è visto, però, che, dopo i primi incontri, le persone sembrano accettare l'importanza del percorso e non del risultato, e comprendere le profonde motivazioni dell'attività. Inoltre, sempre all'inizio, si può notare una certa rigidità da parte di alcune persone, che sembrano non permettere a se stessi di lasciarsi andare; oppure, appare il timore di sbagliare, cosa che denota insicurezza e sfiducia nelle proprie capacità. Proprio per questo, è importante l'incoraggiamento, la rassicurazione, la spinta verso decisioni autonome.

4) Considerazioni finali. Sino dai primi incontri, si potrà osservare come ogni anziano scelga determinati colori, tenda a essere deciso o a sfumare, utilizzi gesti particolari, si soffermi a lungo o ritenga terminato subito il lavoro. Anche in esercizi molto semplici, come sul verde, creato dalla miscela di giallo e di blu, si vedrà quante tonalità diverse si possono ottenere. La pittura permette di conoscere meglio se stessi, e, una volta terminato l'incontro, si potrà anche osservare come essa introduca lentamente, nell'intimo dell'anziano, la capacità di osservare ciò che gli sta intorno, e a vedere con occhi nuovi ciò che lo circonda, "ascoltando" i colori. Un'ultima annotazione: al termine del cammino, l'educatore - animatore potrà predisporre una mostra dei lavori eseguiti, per permettere agli anziani di riflettere su ciò che è stato acquisito, e aprire agli altri operatori, ai visitatori e ai parenti una finestra su questo mondo affascinante e sulle sue profonde implicazioni psicosociali.