L'angolo della poesia
 
     
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Chi volesse inviare poesie sul mondo degli anziani, o scritte da anziani, le mandi a Silvia.

 

Potete anche aggiungere qualche informazione sull'autore,

che sarà introdotta nella pagina Autori delle poesie.

 

Inoltre, se voleste segnalare o leggere di concorsi a cui partecipare, ho creato una pagina apposita: Concorsi di poesia.

 


 

Vi segnalo una bella pagina web: http://www.albumdiadele.it/donne_casa/donne.htm

 

Indice delle poesie

(in ordine alfabetico)

ALLA MIA NONNA di Fabio Carnevali

ALLA MIA CARA NONNA GIOVANNA di Giuseppe Di Pumpo

AMA L'ANZIANO di Alessia 77

A MIA MADRE (In occasione del suo novantesimo genetliaco)  DI Erminia Piacentini

ANZIANI di Isidoro Marzaro

A QUELLI NATI PRIMA DEL 1930 O GIU' DI LI' di  Clorindo Grandi (anni 77) - Pasqua 2003

A te, nonna, a te di Stefano Merialdi

A TE, NONNA DEDICO  di Stefano Medel

CERTAMENTE VINCERO' di Jacopo Lupi

CIAO NONNA PICCOLA GRANDE DONNA di Robby01

DADA' di Jacopo Lupi

DIARIO DI ALZHEIMER di Antonio Sangervasio

... E FRA NON MOLTO TEMPO di Silvana Pagella

FANCIULLA dalle memorie della madre della signora Erminia Piacentini

IL VECCHIO E IL CANE di Maria Monti

INVITO ALL'OSPIZIO di Simone, ospite in una Casa di Riposo

L'ABBANDONO di Antonio Sangervasio

LA CANZONE DELLO SPAZZACAMINO di Silvana Pagella

LA GIOIA DI VIVERE di Silvana Pagella

L'ALBERO DELLA VITA di Giulia Cechin Zecchini
(ospite della RSA Casa Verde, Trieste) aprile 2004

L'anziano e il futuro  di Stefano Merialdi

LA PIZZA di Mario Maragnani

LA POLENTA DI UNA VOLTA di Mario Maragnani

LA TECNOLOGIA  di Gabriella Costa Mieli

LA VITA di Fausta Lucidi Gismano (ospite della RSA Casa Verde, Trieste)

MALE E BENE di Luigi Canepe
ospite della RSA LA VERANELLA (Firenze)

Non lasciarmi, nonna di Stefano Merialdi

NONNA di Stefano Merialdi

NONNA, LA FOTO di Stefano Merialdi

NONNA, OGNI GIORNO CON TE di Stefano Merialdi

NONNA SCODELLA di Stefano Medel

NONNI DI IERI di Elisabetta

NONNO ORESTE di Silvana Pagella

PENSO A TE, NONNA di Stefano Merialdi

PER FRANCESCA di Enzo

PER RICORDARVI DI ME di Mario Maragnani

PER TITTI, MALATA DI ALZHEIMER Di Clara Vajtho, animatrice terza età

SAGGEZZA ANTICA di Cristina

SEI GIOVANE O VECCHIO? da Maurizio Giordano

STORIA ANTICA di Silvana Pagella

TRENT'ANNI D'AMORE di Giuseppe Piazzolla

UN PAPA CHE MUORE di Jacopo Lupi
UN VECCHIO CAMMINO di Silvia Vizio

UN VECCHIO CAMMINO

di Silvia Vizio

Dove hai lasciato la tua luce, sguardo rugoso di vecchio?
Dove hai perduto la tua forza, mano tremante, ricca solo di anni e fatica?
Dove hai nascosto la tua speranza, cuore pesante di dolore e solitudine?

Leggi ancora nel vento il respirare della tua anima:
puoi ancora trovare i colori del tuo cielo,
oltre le mura dei pensieri grigi.

Posso camminarti accanto?
Posso mostrare ai tuoi occhi, con umiltà,
come sia ancora grande il mondo?

Ti prego, accetta di tenermi la mano,
e mostrami la lunghezza del tuo cammino:
riscopriamo, insieme,
rovi e frutti succosi,
nell’armonia della tua vecchia primavera.


AMA L'ANZIANO

inviata da Alessia 77

Lascialo Parlare, perché nel suo passato ci sono tante cose vere.

Lascialo Andare tra i suoi vecchi amici, perchè è lì che si sente rivivere.

Lascialo Raccontare storie già ripetute, perché lui vuole vedere se stai alla sua compagnia.

Lascialo Vivere tra le cose che ha amato, perché soffre
di sentirsi spiantato della propria vita.

Lascialo Salire nell'auto di famiglia, quando vai in vacanza,
perchè l'anno prossimo avrai rimorso se lui non ci sarà più.

Lascialo Invecchiare con lo stesso paziente amore con cui lasci crescere i tuoi bambini
perchè tutto fa parte della natura.

Lascialo Morire tra le braccia pietose, perchè l'amore dei fratelli sulla terra
fa meglio presentire quello del Padre nel cielo

Fa questo: o proverai vergogna di essere uomo.



TRENT'ANNI D'AMORE

di Giuseppe Piazzolla

Io, con il cuore di un ragazzo
nel petto di un uomo,
esploro la mia mente e corro
… corro senza fermarmi mai.
Chi mi ha incontrato mi ha chiamato
pazzo, sognatore, poeta
e mai nessuno mi ha riconosciuto …
sono solo un uomo Innamorato !
L'Innamorato che esprime
"IL TUO ESISTERE"
con una sola parola "AMORE"
Ma . . . è troppo scontata,
troppo semplice da dire
a te che sei per me così importante.
Vorrei trovare nel mio cuore
una frase mai detta, mai scritta,
per soddisfare il nostro bisogno d'amore.
Ma . . . non attendo che il tempo
mi regali frasi nuove
per poterti dire ancora . . .
ti amo Annamaria ! ! !



NONNI DI IERI

inviata da Elisabetta

Storie antiche,
rimembranze passate
di genti lontanamente vissute.
Occhi moderni
guardano vecchi vicoli
bimbi di ieri
diventano nonni di oggi.
Racconti e fiabe
cavalcano
sulle ali degli anni trascorsi,
perdendosi
per sempre
tra i fiori di un cimitero.



INVITO ALL'OSPIZIO

di Simone, ospite in una Casa di Riposo

Vieni , o amico, a vedere
Quanti tronconi umani
Quante maschere tragiche
Sopravvivono balbettanti
Pel vivere civile,
Inespresse
In attesa di un evento
Che mai si compirà.
Urlando mamma a tutte l'ore
In questo inferno
Che non è né vita né morte.
Si fanno dispetti tra loro
In una sorta di cannibalismo civile.
Potrai vedere una che tiene la mano
A forma di becco
E batte la vicina
Che invade il suo pezzo di tavolo.
Venga la morte liberatrice
A riparare la assente giustizia
Perché Dio non lo scopro
Tra questa gente.



A QUELLI NATI PRIMA DEL 1930 O GIU' DI LI'.

Di Clorindo Grandi (anni 77) - Pasqua 2003

Abbiamo mangiato le mele senza lavarle né sbucciarle e siamo ancora qui.
Abbiamo girato scalzi sei mesi l'anno e siamo ancora in piedi.
Abbiamo mangiato tanto pane, vecchio anche di vari giorni, e non abbiamo avuto bisogno di cure dimagranti.
Allora eravamo stesi, ora solo tesi.
I vecchi non riscuotevano la pensione, ma non venivano abbandonati.
I prodotti alimentari non avevano la scadenza, ma si mangiavano subito.
Non c'erano gli elettrodomestici e per il bucato le donne usavano sapone, cenere e tanto sudore.

Mancava il frigorifero? Nessun problema, si comprava alla giornata.
Non ci riempivano le buchette della posta di pubblicità, mancavano entrambe.
C'erano pochissimi sportelli bancari, mancavano i soldi da depositare

e ce n'erano troppo pochi per poterne chiedere a prestito con qualche speranza.
Allora gli sposi novelli, uscendo dalla chiesa, buttavano alla gente gli zuccherini (nobiltà della miseria!) oggi vengono coperti di riso (stupidaggine della ricchezza!).
Le automobili per suonare usavano la tromba con la pompetta di gomma;

nessun problema, le automobili erano rarissime.
Non c'erano i compact-disk, ma si cantava molto più di adesso.
Non c'era la televisione e il computer, ma quanta fantasia!
Non c'erano i telefoni cellulari, ma eravamo sempre informati lo stesso.
Andando a scuola non avevamo lo zaino pieno, eppure non ci mancava nulla.
Quei pochi gelati che ho mangiato li ho mangiati col pane.
Avevamo i pantaloni con le pezze, ma era una necessità, non una moda.
Pochi giocattoli ci venivan regalati, ma ci siamo divertiti con le cose più semplici.
A sei anni si cominciava ad andare a scuola e a spigolare, col tempo avremmo imparato a fare di tutto. Dove mettevamo i rifiuti? O ai maiali o nel fuoco.
La crusca la davamo ai maiali, adesso la vendono in farmacia.
Non ci han portato al mare o a sciare, noi però ci abbiam portato i figli e i nipoti.
Esistevano già il parmigiano e il prosciutto di Parma, ma noi conoscevamo solo la mortadella.
I bimbi non nascevano in provetta, ma nascevano.
Pochissimi avevano il bagno o la doccia, ma c'erano i maceri, i torrenti e la bacinella.
Abbiamo bevuto l'acqua del pozzo e siamo sopravvissuti.
Non abbiamo mai chiuso la porta a chiave e non ci è mai mancato nulla.
Non andavamo mai dal dottore né lui veniva da noi: eravamo sani come pesci.
Non si andava a teatro o al cinema, ma avevamo il cortile e la stalla.
Si parlava solo il dialetto, ma ci si intendeva benissimo.
Il sogno di noi maschietti era la bicicletta.Il mio lavoro più bello? La vendemmia.
Cosa non avremmo voluto? I geloni.
Il mio punto di riferimento? La chiesa e l'oratorio.
Cosa invidiamo ai giovani di oggi? La biro e i jeans.
Il mio rimpianto? Gli amici e la mia gioventù.



ANZIANI

di Isidoro Marzaro
ospite di una Casa di riposo in provincia di Vicenza

E' questa una parola
che suona bene ai nostri orecchi
perché dice noi anziani
e non pronuncia noi vecchi

Ad anziano si addice anche
buon senno e saggezza
che costui ha accumulato
nella lunga sua esperienza

E perciò lui può dare
ai giovani, ai propri figli
delle buone direttive
degli ottimi consigli

Fra gli altri questo dice
per buon oggi e miglior domani
accogliete senza indugio
il monito degli anziani

Che per voi hanno speso
in sacrifici la loro vita
perché fosse agevolata
maggiormente la vostra crescita

Han servito la patria in armi
con amore e fedeltà
a difesa dei confini
e della propria libertà

Fate dunque gran tesoro
di ciò che han dato i vecchi padri
che con loro han condiviso
i sacrifici le vostre madri

Viva l'Italia viva gli anziani
che per essa nutron amore
con orgoglio con speranza
con la fede nel tricolore



MALE E BENE

di Luigi Canepe
ospite della RSA LA VERANELLA (Firenze)

La pace e l'armonia
non spingono a un bel nulla...
premono all'asfissia
dal giorno della culla...
Tu lotta, anima mia,
battiti senza pena
contro l'ortodossia
la mafia e la catena..
ma non contro ogni male..
rispettalo, e a ragione,
se vale o se non vale,
secondo l'occasione...
Il male e il ben d'accordo
si dice che non vanno
è il credere balordo
di quelli che non sanno..
Amore e gelosia
non han lo stesso seme?
la forza e l'apatia
non stanno spesso insieme?
Il pensiero e la noia
ci assalgono compagni,
il dolore e la gioia
gli umor di cui ti lagni
non sono antagonisti..
sono la stessa cosa,
da come sono visti,
ridente o dolorosa..
Ma pena che ci coglie
ci abbatte e ci ferisce
non da soltanto doglie
se a fondo si capisce..
Non proteggerti troppo
da quanto ti bersaglia
anche se resti zoppo
non sei "uomo di paglia"..
Chiuso tra le pareti
protetto e soddisfatto
sazio d'ombra e di quiete,
ci viva solo il gatto..



LA TECNOLOGIA

di Gabriella Costa Mieli


C'è una guerra in casa mia
contro la tecnologia

Sul mio tavolo ho un oggetto
che senza essere un cassetto
può esser chiuso,oppure aperto
dalla mano di un esperto.

Non ci trovi nel suo interno
né una penna, né un quaderno,
non calzini o slip piegati
o dei panni ben stirati.

No, con il clic di un mause manuale,
trovi....un "mondo virtuale".
Non occorre uscir di casa,
non bagagli, né altra cosa,

soli,ma con gran coraggio
affrontar si può un viaggio
Clicco e appare sullo schermo
dell'aggeggio che è moderno,

un messaggio assai cortese,
però scritto, ahimè in inglese.
(che peccato quando a scuola
io,distratta come sempre,non seguivo una parola!)

Schiaccio tasti e clicco invano
per scoprir dov'è l'arcano.
Dallo schermo degli ordigni stan guardandomi maligni.

Suonan mille campanelli,
qui succede un "casus belli"
Schiaccio tasti all'impazzata
ormai è guerra dichiarata!

Vinta, corro dal vicino
e,il suo bambino,
senza indugio,un solo gesto,
porre fine a quel malestro.

Da domani, vi assicuro,
qui lo dico e qui lo giuro,
per viaggiare? Il treno prendo,
che di quelli me ne intendo!



NONNA

di Stefano Merialdi

Nonna, pensare a te un po' ogni giorno;
e dover fare le cose che si devono fare;
tornare e trovare il desco vuoto,
e la stanza buia,
e la casa nel silenzio.
Non poterti più salutare;
ed ecco rivedere te,
che sempre mi cercavi,
e adesso io vengo a te
nel possibile;
camminando sopra la ghiaia
della rimembranza;
e pensando a quando insieme,
andavamo ad accendere le candele.
Io piccolo, guardavo stando per mano.
E rivorrei quei giorni,
e allora ecco che vengo trovarti, nella casa del riposo;
nel silenzio dei bianchi marmi.
E mi soffermo pensare a te, a te;
e porto uno zoccoletto;
una fiamma che voglio arda sempre
da te. A testimoniare la tua importanza.
E scappo da te, nella sepoltura, ogni poco;
perché voglio pensarti viva.
Non mi abbandonare;
nonna, nonna.



NONNA, LA FOTO

di Stefano Merialdi
 

Nonna,
vengo a te mesto,
passando attraverso
le dolenti porte;
e i passi calpestano le ghiaia bianca.
Tra tanti nomi nei marmi e lapidi;
vedo quanto la vita,sia in bilico
con la morte.
E penso a tutta questa gente,
chi erano, che facevano.
E poi, nonna, sembra ieri,
che tu e io,
andavamo ad accendere i lumini,
insieme.
E tutto è già ieri.
Ma io ti tengo viva nel cuore,
e nella rimembranza;
e so che da qualche parte,
mi ascolti, attenta.
Stai con me,
non abbandonarmi.
Mi fermo davanti
alla tetra tomba tua,di calma raccolta;
e penso alle cose fatte,
ai ricordi,
alla nostra vita passata.
E vorrei che tornassero
i vecchi tempi;
il sorriso
e l'allegria;
penso a te,
nella giornata;
sento le tue parole,
ripasso con la memoria
le linee del tuo volto.
E sento il tuo buon umore
e la tua risata schietta.
Tendo le orecchie nel vento,
per carpire il tuo sussurro;
e parlo con te,
di tutto,
guardando la tua foto.
La foto.



NONNA, OGNI GIORNO CON TE

di Stefano Merialdi

Nonna,
non c'è giorno ch'io
non pensi a te fortemente;
alla tua voce,
al tuo ridere allegro;
ed allora
mi tornano in mente
i giorni belli e lieti,
Sempre insieme, noi tre.
E risento le voci ridenti,
e la tua parola calma e saggia;
e ascolto,
il tuo sussurro
nel vento
di brezza, primaverile.
E vorrei trovare il tuo viso,
nei vecchi;
ritrovarci ancora.
Ed allora imploro la tua vicinanza
e il tuo perdono;
per gli sbagli,
e le cose dette non bene.
Ed ogni tua parola,
è diventata un monile importante.
E ripenso
Al tuo chiacchierio lieto,
e vorrei riaverti
e non smarrire una parola alcuna.
Di giorno, e di notte,
camminando tra i muri noti,
ripenso a te;
e ti chiedo
di stare vicino a me.
Sempre insieme;
pure adesso;
voglio che tu mi guardi dall'alto.


 

SEI GIOVANE O VECCHIO?

da Maurizio Giordano

Sono giovane come la mia speranza
vecchio come il mio scoraggiamento

sono giovane come la mia fede
vecchio come il mio dubbio

sono giovane come le mie aspirazioni
vecchio come le mie lagne

sono giovane come il mio sorriso
vecchio come il mio broncio

sono giovane come le mie conquiste
vecchio come le mie abitudini

sono giovane come il mio amore
vecchio come come il mio rancore

sono giovane come la mia dolcezza
vecchio come come la mia durezza

sono giovane come la mia gioia
vecchio come la mia noia.
 



IL VECCHIO E IL CANE

 

di Maria Monti

Vecchio e solo,

pensai che un cane

avrebbe colmato

la mia esistenza vuota.

Lo trovai randagio, sporco, affamato;

gli feci una carezza, mi seguì senza timore.

Ora è il mio cane,

io sono il suo padrone.

Gli parlo, lui mi risponde

lambendomi le mani.

"Fido, domani non avremo da mangiare,

la pensione è finita, avremo da aspettare!.

Arriva quel giorno benedetto,

in fila, con gli altri pensionati,

il libretto sgualcito dal tempo

stretto tra le mani,

il mio turno aspetto.

Fido scodinzola contento.

Lui sa che oggi mangeremo di più

e un poco meglio.

E' già l'inverno.

E' fredda la mia casa senza fuoco.

Lui mi sta vicino e mi riscalda.

L'inizio della primavera

ci trova uniti a ringraziare il sole,

mentre dal cuore

mi nasce una preghiera:

"Grazie Signore,

di aver creato il cane!"

 

L’anziano e il futuro

 

 di Stefano Merialdi
 

E l’anzian, si

Muove parco, un po’ tremulo,

di cespuglio sbattuto dal vento,

un po’ borbottando,

un po’ arrabbiato;

e negli  occhi dipinta

la passata gagliardezza, e pien di nostalgia

e di gran voglia di parlare

e di raccontar spesso

il mondo andato,

e voler ancor di

fare,

e poter ancora dare,

ed i nipotino adoran

sentir

i nonni loro,

far da genitori

in più

e senza mai si potrebbe,

certe famiglie,ai

bimbi chi baderebbe?

E nell’anzian, la saggezza spicciola

D’una vita spesa ad imparar,

la dolorosa esperienza della vita,

affrontata prima,

con un mondo

d’un tempo diverso,

mancante di progresso

e affrontar la vita

con

la forza di braccia

e madidi di sudore,

e accontentarsi,a quei tempi

di poco;e si

vorrebbe,averli sempre accanto i vecchi,

e non perderli  mai,

mai;

e chieder loro

ed aver un consiglio,

e una buona parola

attenta; ed

aver il tempo,del

di sentirli tutto il

giorno,

e quando non  son più,

non dimenticarli mai,

e senti

la mancanza,e ti viene

il magone,

di non

aver più il tuo

vecchio

accanto,

che amavi tanto.

 

 

A te,  nonna, a te

 

 di Stefano Merialdi
 

 

A te nonna,

nel mezzo del mio pensare,

il vento mi rammenta di te,

e un po’ del mio tempo,

è sempre per te,

ch’eri per me.

E come tu mi cercavi,

ora io vengo

a trovarti,

là dove stanno

i dormienti muti,

tra i marmi bianchi.

E ripenso,al tuo lavorare,

ai tuoi meriti;

alla tua pratica saggezza

mesta.

Alle cose semplici,da te dette;

e tutto,tutto voglio

ricordare.

E so che tu m’ascolti,

da un sito ignoto;

e io ti parlo,

e tu annuisci;

e dico ch’eri eccezionale

per me;

e voglio che tutti

sappiano,della tua bonta

e dei tuoi meriti;

e non averti qua,

m’ha reso

più povero ancora.

E il mondo

Mi pare

Arido,

e smorto,senza

il tuo viso buono.

Nonna,ogni giorno

Lo dedico a te;

perché tu mi guardi

e stiamo sempre insieme.

Sempre insieme.

 

 

Non lasciarmi, nonna

 

 di Stefano Merialdi
 

 

Ogni giorno,diventa un po’ più greve,

sotto il peso del tempo,che scorre,in fretta

come un sasso buttato in un greto e affonda velocemente,

verso il suo destino.

Un lattina scolata,in fretta  e furia,ed è già vuota e rotola nel asfalto,

ruvido e catramoso.

In questi mie giorni,nel mio tempo;

rivango i nostri giorni insieme nonna;

e rivado indietro e vedo i vostri volti,ed immagini

e i ricordi ,scorrono veloci come un film impazzito.

E vorrei tornassero i nostri tempi,

i vecchi tempi,di noi insieme.

E faticoso,e il camminare,

con questo corpo,ormai sempre

più canuto e già l’alba,volge al

tramonto.

Ed il meglio,gli anni lieti,sono solo alle spalle.

E non tornano più;

e  vorrei ritrovarti nonna,ritrovarvi tutti,

come un brutto sogno finito.

Ma da questo incubo triste,non riesco

A destarmi. E cerco nei volti,il tuo volto,

e nelle figure canute,mi ritorni in mente.

E vorrei aiutare tutti,ricordando la tua bontà.

E sempre meno il futuro m’attrae,e viene così presto.

Un treno veloce  spietato ,che non si ferma sino alla fine

Di tutto.

E apre questa vita,un sogno imberbe e infantile;

dove non incominciamo alla svelta,e come un giullare,

ci esibiamo facendo baccano;

e di oggi non si sa ,se ci sarà domani;

e tutto cambia ,e viene portato via.

Una vita veloce,e noi in moto,

dentro fotogrammi velocizzati

e senza posa.

A raccogliere i cocci,e  a cercare un senso,una speranza

Un conforto.

E nel mio giorno,ripenso a te nonna;

non lasciarmi in questa foresta sconosciuta,

in questa gabbia umana;

non lasciarmi,non lasciarmi;finché dura il tempo.

 

 

PENSO A TE, NONNA

 

  di Stefano Merialdi
 

E pianino, scivola la sera,

diluendo le nuvole ;

e in questa  quiete del momento

penso a te, nonna;

ripenso sempre, e

penso ancora a noi due;

e te, che mi tenevi per mano.

E per tornare indietro a quei

giorni, darei tutto me stesso.

Per tornare ai vecchi tempi,

e me bambino;

e sentire di nuovo la tua voce,

calma  e parca.

E la tua mano, sulla mia;

nonna, nonna;

penso a te.

Penso a te.

 



L'ALBERO DELLA VITA


di Giulia Cechin Zecchini
(ospite della RSA Casa Verde, Trieste)

aprile 2004


Ala matina co verzo i oci
Te vedo.un dono de Dio
Nol podeva farte più bel
Un albero elegante
Parlo con ti
Te fazo complimenti
Me par che le foie le me sorridi
Cusì te go  dà un bel nome
L'albero della vita!



LA VITA


di Fausta Lucidi Gismano

 (ospite della RSA Casa Verde, Trieste)

Il sorgere dell'alba e il tramonto
È tutta unita la vita
Se pensi che in un giorno puoi fare tante cose
Questa è la vita
È come una stagione che passa troppo in fretta
E nessuno apprezza il bene della vita
Soltanto quando dovremo lasciare questo mondo
Ci assale quel rimpianto più profondo di ciò
Che non abbiamo fatto stando in vita
Ma se ognuno di noi cammina sulla retta via
È bello anche morire come la vita.


 

NONNA SCODELLA


di Stefano Medel

 

Nonna scodella,

mi sembra,

un attimo fa,

un minuto

passato,

ch’ero io,

con

la scodella

della merenda

davanti,

i biscotti,

talmone;

la tv

vecchia

accesa;

mentre stavano

dando un film;

sapore di casa,

d’infanzia,

di giochi,

di pace;

nonna

scodella,

c’eri tu,

che toglievi

la polvere,

e guardavi

di sfuggita,

la tele

con me;

nonna scodella,

stai sempre con me.

 

 

LA GIOIA DI VIVERE

A tutti gli anziani del mondo

Di Silvana Pagella

 

Non è paradossale,

rimanere, pur,

coi capelli argentei,

rigogliosi d’esuberanza

colmi di vitalità,

malgrado,

gli oscuri ricordi

e gli addii

ai dolci affetti.

 

E’ meraviglioso

avere, sempre,

nell’intimo,

la libertà della fantasia

che si libra

come gli agili gabbiani

sulla perfetta onda oceanica.

 

E’ soprannaturale,

tentare e sentire

un’ennesima volta,

dopo le strenne lotte

dell’esistenza

l’ebbrezza della vittoria.

 

E’ splendente

ripercorrere

le numerose vie

del passato,

salutare l’arcobaleno,

ricontemplare l’universo,

amare creature nuove,

essere amati dai giovani,

sentendosi giovani

in mezzo a loro.

 

Ed infine,

è stupendo

 

 

NONNO ORESTE

 Di Silvana Pagella

 

 

All’alba,

il rumore di passi felpati;

scendeva le scale

 il mio angelo stanco.

 

La notte era colma

 di tempi passati

ed io, bambina,

respiravo al suo fianco.

 

L’odore del burro

inondava la casa

e rendeva più elastiche

le sue dolcissime rughe.

 

La sera

guardavo i suoi occhi

attendere le stelle

e sotto il suo cappello

ascoltavo le favole.

 

Seduta

sul grembo

d’un nonno bambino

tremavo e ridevo

ai suoi paterni versi.

 

Le notti d’inverno

erano più belle

o le osservavo

in modo diverso.

 

Adesso

le stelle mi sembrano

più spente,

o forse sarà

il ricordo d’un tempo

che più non esiste.

 

 

 

 

LA CANZONE DELLO SPAZZACAMINO

 alla nonna Angela

Di Silvana Pagella

 

 

Ricordi, nonna?

 

Da neonata,

a notte fonda,

strillavo nella culla.

 

E, tu, nonna,

mi pigliavi

in grembo,

 cullandomi piamente

e dolcemente intonavi

la canzone dello spazzacamino:

 

Spazzacamino, spazzacamino!

Ho freddo, fame, son poverino:

in riva al lago, ove son nato,

ho la mia mamma abbandonato.

Come l’augello che lascia il nido,

per guadagnarmi qualche quattrin.

E tutto il giorno vo attorno e grido:

Spazzacamino, spazzacamin……”

 

 Per un attimo

tacevi, mi osservavi

e notavi

le mie piccole

palpebre abbassate.

 

Allora,

saltando qualche strofa

proseguivi sommessa:

 

“ …..Ho gli occhi foschi,

la faccia scura,

ai fanciulletti metto paura…..”

 

Terminavi qui

di cantare.

Io mi ero quietata

e ninnavo beata.

 

Sì, nonna;

ma ti ingannavi.

 

Io dormivo apparentemente.

 

 Non era quella canzone

che mi aveva quietata.

 

Ciò che aveva calmato

 il mio vagito notturno

 era il calore del tuo amore.

 

……Infatti mentre,

 tu,  adagio adagio,

per non svegliarmi,

mi riponevi nella culla,

il mio terribile pianto

si ravvivava.

 

 

           

Per Titti, malata di Alzheimer

 Dedicata alla mia ex suocera

Di Clara Vajtho, animatrice terza età

 

Ma dove sarà andata

la donna che sei stata

non credo sia sparita

si è solo trasformata

Come l'aria di sera

si è fatta più leggera

così ci passa accanto

sfiorandoci soltanto

E se le tue parole

si dicono da sole

contagia il tuo sorriso

che  viene da lontano

quando interroghi il viso

di chi ti da la mano

La tua buffa ironia

che ti accompagna ancora

condisce la magia

di un tempo senza ora

E la natura è quella

di cui mi meraviglio

madre, nonna, sorella

e figlia di tuo figlio.

 

  

LA PIZZA

di Mario Maragnani

Bella Napoli canta
pizza a volontà...
Golosa e gelosa
viene mescolata
con prodotti della nostra terra,
fatta come una volta
in forni a legna.
E' appetitosa
e fa bene
a tutte le età.
Ce ne sono di tutti i gusti:
margherita, capricciosa...
dalla più buona
alla più fantasiosa.

Vigevano, settembre 2005



PER RICORDARVI DI ME
di Mario Maragnani

Verrà il giorno che il mio cervello avrà cessato di funzionare,
che la mia vita si sarà fermata a tutti gli effetti.
Allora non chiamate quel letto di morte,
chiamatelo letto di vita.
Quindi lasciate che tutte le parti del mio corpo
vengano utilizzate
affinchè altre persone possano vivere meglio.

Date i miei occhi a chi non ha mai visto aurora,
rivedranno la terra illuminata dal sole,
e tutti gli esseri che Dio ha creato.

Date il mio cuore a una persona che per esso
ha patito infinite sofferenze.

Date i miei reni a chi è legato a una macchina
per sopravvivere.

Se dovete seppellire qualcosa, prendete i miei difetti,
le mie debolezze. Se volete ricordarvi di me, fatelo con
una buona azione, con una parola di conforto,
per qualcuno che ha bisogno di voi.

Se farete tutto ciò, io vivrò ancora.



LA POLENTA DI UNA VOLTA
di Mario Maragnani


La madre era curva sul focolare,
l'impastato col mestone agitava
dentro un paiol di rame rimaneva
bionda farina già pronta a gettare.

Densi fumi salivano al soffitto
quando la donna staccava il paiolo,
polenta cadeva in tagliere al volo
sulla torta ardente l'occhio era fitto.

Ricordi belli d'infanzia lontana,
quando noi bimbi armati di forchetta
la crosta raschiavam sul fondo in fretta,
croccante al dente golosità arcana.

Col filo di refe, fette tagliava,
la madre sparenti in avide gole,
col merluzzo salacca a volte sola
la folta famiglia così campava.

Il mattin seguente, intorno alla brace,
stecconavamo le fette dorate
a prima colazione divorate.
Poi a lavorare si andava in pace.

La famiglia allora a risparmio intenta
trascorreva così autunno e inverno,
in attesa del meglio al proprio interno
mastice unione era la polenta.


 

A TE, NONNA, DEDICO

di Stefano Medel

 

A te nonna,

dedico

questo giorno

di festa,

che se ne va,

come la mia età;

e a te

penso,

in questo fine

domenica

da commedia,

da cantilena,

un po’ annosa,

fatta di riti;

e mentre il buio

cancella

il giorno

finito,

penso  a te,

penso a te.

 

Alla mia nonna

(che domani deve subire un piccolo intervento al cuore) .

30/11/2005

di Fabio Carnevali

 

Eri tu che mi regalavi tutto ciò che potevi.

Sei tu che io ora ricordo come uno dei miei più bei ricordi.

Eri tu, che io ricordo, quella di cui potevo sempre fidarmi.

Sei tu la causa della mia vita e di queste mie parole.

Eri tu che preparavi il mio futuro, quando io non vedevo, né sentivo, né vivevo.

Sei la madre della mia madre.

Eri tu le mie radici che non si arrendevano e speravano che un giorno sarei germogliato:

hai scelto il terreno dove avrei vissuto,

hai potato anche tu i miei rami nelle stagioni peggiori.

Ma questo non è ancora così straordinario,

non come tutto il futuro che verrà,

perché mi accorgo che io sono solo un ramo,

diventerò una foglia gialla verso terra,

ma dall'alto e il basso del vento, mentre così oscillerò, prima di arrivare

vorrei riuscire a vedere tutto il bene, la speranza, la salvezza che hai difeso,

e tutte le piccole piantine, anche esotiche, che tu hai preso sotto la tua ombra come se tutto il mondo fosse figlio tuo.

Oggi che per te è un giorno importante voglio dirti grazie nonna.

Grazie anche al tuo cuore che batte per tante persone.

Da una piccola parte di te.

 

 Fabio Carnevali

fabiocarnevali@vodafone.it

 

 

…..E FRA NON MOLTO TEMPO

alla nonna Angela

 

Di Silvana Pagella

 

 Nonna,

vedi, ora,

nella piccola cappella

del cimitero di Lobbi,

la tua famiglia

è al completo.

 

Penso, nonna,

che adesso riposerai meglio

con vicino il tuo terzo

ed ultimo figlio.

 

Certo, mancano,

soltanto,

le sponde mortali

di tuo fratello Carlo,

sperdute al di là

della Valle del Pieve,

ma non saranno assenti

nel Paradiso.

 

Ciao, nonna!

Continua a dormire

serenamente

coi tuoi genitori,

con le tue due sorelle,

coi tuoi suoceri,

col tuo marito:

mio nonno Marziano,

con la tua giovane nuora,

con tutti i tuoi figli

e con i tuoi cari cugini.

 

La vita terrena, nonna,

lo so, per esperienza,

è preziosa e breve

ma misteriosa:

ogni dolore è gioia.

ogni gioia è dolore.

Noi siamo solo di passaggio,

nulla di più.

 

…..E fra non molto tempo,

anch’io ti raggiungerò!

 

 STORIA ANTICA

 Alla nonna paterna.

 

Di Silvana Pagella

 

“ Nevica, nonna,

ed io m’annoio

a giocare sola soletta.

Raccontami la storia

che hai ascoltato,

più volte,

dalla tua nonna,

un tempo, ormai, lontano;

quand’eri bambina

come me.”

 

La voce avita dice:

“ Vieni. Siediti

sulle mie ginocchia.”

La favola comincia:

“ Era il venticinque dicembre

di molti anni fa;

era notte insolita e senza fine,

quando per l’aere

risuonò un canto angelico:

 

“ Sono il Creatore

fattosi neonato,

per aiutare

il seme d’Adamo

a trovare

la via conducente

al Signore;

la strada che porta

alla vera felicità.

 

Io insegnerò

agli uomini

ad amarsi tutti

come fratelli,

rifiutando l’odio,

ed ammirando

la pace.”

 

Seduta

in grembo alla nonna,

gongolavo di gioia

e per trastullo

le carezzavo

il volto rugoso:

un sublime silenzio

regnava nella casa,

ed io sentivo

la tenerezza della bocca,

priva di denti,

che mi baciava.

 

“ Narrami,  ancora

un’altra storia,

nonna;

un’altra storiella vera!”

 

Mi sorrideva la nonna,

e magari,

con la sua mente

ritornava,

pure lei, fanciulla,

in braccio,

all’ava canuta,

che le annodava

le morbide

e lunghissime trecce.

 

 

CERTAMENTE VINCERO'
di Jacopo Lupi

Certamen te vincerò;
tra di te  le torri antiche
par che dican ancora no,
e tra volgo
s'eleva 'l mio ingegno,
e tra le torri, fin su le torri,
una scia di luce disegno,
di segno truce è la croce
su in cima par che tace
il cristiano sguardo, e
mi perdo tra fiumi di fumi
ancora vivi d'una città
che si rimbocca i guanciali
per coricar la virtù
che ormai trabocca di mali,
che mali non sono.
E sarà la notte più dolce,
tra note stonate, son nate
sonate di ombre che d'ambra
mi vestiranno, appena giorno,
di luce nuova e di luci
incontrate, distratte, mai nate,
di occhi e bagliori, sorrisi
intrisi di lacrime e tristi piaceri,
di me, sol per sentirmi
un pò migliore di chi in realtà
non sia, niente; e guardo
e mi perdo tra grappoli più dolci
del pianto in silenzio
di anime sole che, sole,
 moriranno come usanza
ogni giorno, un giorno di più,
e sapranno farlo ancora nel ritorno
ed in eterno, e, senza dirle
ma pensando, diranno le più belle parole,
mai dette, mai scritte.
Certamen te vincerò;
per chi? Perché se così,
così non fosse sarei solo una macchia
di cui si sporca sol me stesso;
sarei silenzio assenso anch'io, come
i silenzi ch'incontro, mentre conto
gocciole lente d'assenzio, e,
dal bicchiere della mia esistenza
par ch'io ti penso,
Fransisca, che sei tra me, con me come
pelle d'inverno viva, perduta e per sempre;
per versi noi due ameremo ancora noi,
di versi ci ameremo come allora,
e, come alloro di su le tempie,
m'empie una grazia, che sazia
smanie d'oro;
e amor te amerò a morte, e te, vivrai,
io, in te mille volte ancora rinascerò,
e son sicuro, anzi certo,
che certamen te vincerò.
 



DADA'

di Jacopo Lupi

Fili sottili di ricordo
vestono un pensiero insistente.
E' bello pensarti dadà
fra nuvole sospese di pianto,
magra la mia mente corrotta
ti sogna nuda,
tu che nuda non eri,
nei viali di un paese morto,
tra i cimeli d'una età
che infrange il respiro.
E' bello pensare che ci sei,
pensar che mi pensi;
sospesi eravamo tra due sorrisi leggeri,
le mani ci ancoravano
a un metro dalla terra riarsa
e volavamo, camminando
sui rovi di un sentiero
che porta in posti visti
per primi
noi due soli.
Erano i giorni più belli
Quelli che il sole battezzava
E che distesi, cercando
Poca ombra, amavamo
In un respiro e in un sogno
Da inseguire,
e sembravi finalmente tu,
come so che tu sola sei,
sembravi pura, e
le tue paure
abbandonate per strada
da riprendere al ritorno.
Il grano dei tuoi capelli
Profumava di girasole
La mia pelle che
Scorgevi piano, io
Suonavo dolci note
dal mio bacio
e immagini di canzone
passavano distratte
dai nostri occhi fissati.
Erano i giorni più dolci
Con te che mi amavi
In silenzio, era la
Voce di un addio
A lasciarci persi
In noi stessi a pensare
Se quello che avevamo
Erano scampoli di noi
O immagini sbiadite
Di foto mai avute,
che rincorrevano soltanto
un sogno
che sapevamo
non realizzare mai,
ma ci amavamo
e restavamo distratti
e giocavamo con il destino
a rincorrerci lontano.
Ed è bello pensar
Che in fondo ci sei
E che non hai mai
smesso di esser
dove in fondo sei. 



UN PAPA CHE MUORE
di Jacopo Lupi

L'uomo bianco, stanco di noi soffre;
par che muoia piano, cresce
dentro una luce, Lolek,
nel tuo bianco letale si mesce
il rantolo scostante che trova nuova voce.
La tua veste vergine e immacolata,
oggi, si è sporcata delle lacrime sincere
di milioni di bambini, un pianto
che da una macchia pulita,
sopita nelle lande estreme di cuori
rattrappiti da giochi mortali,
si è levata fino ad accarezzar l'infinito,
guardarlo in viso,
finalmente,
un attimo veloce quanto
un bagliore d'occhio in un sorriso,
spento prontamente,
anche dalla memoria,
di uomini non pronti a quel guardar
intriso di perfetta perfezione.
Quel vortice lunare si è placato
Nel tuo urlo, Karol;
grappoli di lacrime nuove,
di un sereno ma triste mattino,
scavano la memoria,
e minano di eterna gloria
il tuo ultimo cammino
da mortale, mentre affoghi
in un respiro di vento, che
diventa il respiro di altre cento anime sole,
come te,  come me,
o come le tue sorde parole.
Ti ha ucciso un sorriso eterno
Non ascoltato dagli ipocriti signori di nessuno;
un manto bianco ti avvolgerà
come ha avvolto il Re dei vagabondi erranti,
sarai figura di eterno respiro,
nelle bocche dei secoli avanti.
Il tuo letto ha ospitato la vergogna, il pentimento,
la gioia e le parole,
tra le lenzuola bianche,
che t'abbracciano di malcelata finitudine,
hai ospitato tutto l'amore che
tinge di gioia, ora, uno sguardo che muore,
ma dalle porte infinite di mille cuori
vivrà in eterno dentro mille bagliori di luce.
Un bambino non sa
Gioca con un assassino di favole
E sembra contento, ma nel suo
Gioco felice,
mostra in gesti
il pensiero che vola veloce
ad un uomo che nel suo letto da solo in silenzio
par che tace, ma il suo silenzio è la voce all'unisono
di mille parole, la macchia fraterna allargata
di braccia tese verso un unico sole di luce
che brilla, e nel suo atroce silenzio par ancora che strilla
con la voce di mille voci tutto il suo
immortale amore. 

 

SAGGEZZA ANTICA
di Cristina 


Guarda, osserva,
oh giovane...
tu che escludi l'inverno dei miei anni,
lunghi solchi il tempo mi ha lasciato;
la nebbia avvolge i miei occhi,
un veto, il mio udito ha subìto.
Pensieri a tempi alterni, annebbiati...
ma pur sempre pensieri!
Ma il cuor nel suo profondo ancora batte
e vive la sua forza d'amare;
ed è il cuore che regola la vita,
che nelle vene, il sangue della linfa interiore,
sospinge!
Questo involucro, contiene i segreti della vita,
che illuminano ed accompagnano i tuoi giovani passi...
e se tu m'escludi o m'abbandoni,
escludi ed abbandoni la saggezza;
e comunque, finché la vita nelle mie vene scorre...
continuo, come te ad esser persona,
ed in quanto persona... anch'io posseggo,
 la tua stessa DIGNITA'. 

 

CIAO NONNA PICCOLA GRANDE DONNA

di Robby01

 

Ciao nonna piccola grande donna...

avevi un carattere forte e autoritario

eppure quando ero piccola e giocavi con me

vedevo la tua grande dolcezza,

i tuoi occhi si illuminavano davanti alle cose che ogni giorno imparavo

perche' tu eri li' sempre;

per un bambino ogni giorno e' una scoperta

e tu eri per me una parte importante

di quel mondo ancora tutto da vivere.

ricordo i giorni d'inverno in casa al caldo con te,

il piumone rosa che mettevi sul letto perche'io non prendessi freddo,

e poi ricordo le estati meravigliose

passate in cortile a giocare ore e ore

e tu eri li' con il tuo cappellone di paglia

perche' non ti piaceva abbronzarti.

ogni ricordo che ho fino ai ventitre anni

e' legato indissolubilmente a te

e ancora adesso dopo otto anni da quando non ci sei piu'

ogni giorno ti rivolgo un pensiero

e sara' cosi' per ogni giorno

che mi restera' da vivere su questa terra.

 

PER FRANCESCA

(in siciliano)

    

 di Enzo

 

Quarant’anni passaru mugghieri mia

E tuttu stu tempu sinni vulau via

Nun passa jornu chi nun ringrazio DIO

Pi aviriti incuntratu amuri mio

Si stata na zita bedda e virtuosa

Si na matri meravigliusa

Si na nonna chi i niputi adorano

Si u suli pi chiddi chi ti amanu

Ti vogghio bene pi aeri stiornu e dumani

Mi sentu sicuru ne to mani

L’ultima grazia addumannu a DIO

Di stringiri a to’ mano quannu minni vaio

E ora ti ricu cu tuttu u cori  

Grazie  FRANCESCA con tanto amuri   

 

 

Per  Francesca

Quarant’anni son passati moglie mia

E tuttu  questo tempo se ne volato via

Non passa giorno che non ringrazio DIO

Per averti incontrato amore mio

Sei stata una fidanzata  bella e virtuosa

Sei una madre meravigliosa

Sei una nonna che i nipoti adorano

Sei il sole per quelli che ti amano

Ti voglio bene per ieri oggi e domani

Mi sento al sicuro nelle tue mani

Un’ultima grazia domando a DIO

Di stringere la tua mano quando muoio

E ora ti dico con tutto il cuore

Grazie FRANCESCA con tanto amore

 

 

ALLA MIA CARA NONNA GIOVANNA

 di Giuseppe Di Pumpo(Foggia)

Novantuno sono i suoi anni,
e molti i suoi malanni
Da quando è morta sua sorella,
non è più quella
Lei era molto forte,
ma ora sembra sconfitta dalla morte
Ha sempre aiutato tutti,
superando tragedie e lutti
Ma ora che non ce la fa,
spero che rimanga ancora qua
Per me vale molto,
anche con le sue rughe in volto
Lei dona amore,parole e consigli,
a nipoti e figli
“Nonna non andar via,
sennò chi mi guida sulla retta via,
e quale sarà la fine mia?”


                                                                            

Fanciulla

dalle memorie della madre della signora Erminia Piacentini

 

-Fanciulla, cosa fai sulla tua porta

guardando di lontan per quella via?-

-Ah! Se sapeste! Quando la fu morta

la portaron di là la madre mia.

Mi han detto che di là deve tornare

e son qui da quattr’anni ad aspettare.-

-Oh! Povera fanciulla! Tu non sai

che i morti al mondo non ritornan mai!-

-Tornan nei vasi i fiorellini miei,

tornan le stelle, tornerà anche lei!-.

 

A MIA MADRE

(In occasione del suo novantesimo genetliaco)

 DI Erminia Piacentini

 

Nella tua catena di memorie madre

non v’è traccia di velate vestaglie,

d’antichi merletti adornate,

né di cappellini dalla morbida tesa,

da esperte modiste acconciati

a svelare il profilo segreto di un volto

ma s’intravedono di campi distese vaste

di spighe biondeggianti d’altero portamento,

umili poi nel curvare il capo alla falce.

E poi, fasci di erba medica stesa al sole,

l’onda della terra solcata dall’aratro,

maggese feconda e promessa di nuovi raccolti

e coppie di armenti che la tua mano

ancor fanciulla, già forzava al giogo

con pronta sollecitudine.

E ancora, la notte magica

della tua venuta al mondo,

illuminata dal crepitare dei fuochi

di rami e foglie d’alberi secolari

e salutata dallo scampanìo a distesa di campane

a festeggiare una madre sacra giunta da lontano.

E la fola o forse realtà del tesoro,

che briganti di passaggio occultarono

sotto un albero di mandorlo,

attorno al quale s’intrecciavano racconti.

Mazzi di spighe nel rigonfio grembiule

e fasci di legna sul tuo giovane capo,

a sostenere la fatica di affannati giorni

di ricerca e di imperlato sudore

mentre nell’umile stanza a dimora adibita,

lasciavi con trattenuta pena la prole

al buon cuore affidata di vicine premurose.

E il tuo camminare per strade lunghe e grigie

con al collo un figlio come un giglio,

figlio dell’amore e della pena,

improvvisamente pesante come un macigno

e lieve come un angelo.

La tua croce infinita di rimandi

e la sua voce acuta di bimbo

che tendeva le braccia alla vita

mentre affondava in una siepe di bianchi lillà,

odorosi grappoli penduli di meraviglia

che un altro figlio si negò alla vista.

Le tue mani con lena instancabile

dei tuoi sogni ricamavano l’incanto,

di filigrana candida creando

capolavori che la tua fantasia intesseva.

Ed era perfezione, pegno d’amore,

che la tua ruvida scorza ascondeva.

Oggi che di nebbia un fitto velo appanna

come ineludibile cortina i tuoi occhi

e tu vedi non altro che ombre e contorni

anche dei tuoi cari il sembiante

mentre si dipana la matassa della tua vita

dal lungo filo della Parca generosa,

noi figli, a te dappresso, ricerchiamo ancora

alla tua d’antica quercia ombra accogliente

al nostro inquieto vivere il ristoro,

stille di quella saggezza d’altri tempi

e la tua forza che viene da lontano:

dalle strade del tuo peregrinare,

da orti verdeggianti di file allineate,

che la tua mite schiena videro piegarsi

e il tuo corpo di giunco sottile,

resistente come acciaio temprato.

Il tempo della tua vita è lungo madre

affinché tu continui a srotolare la tua narrazione,

che ti mantiene viva per te e per noi.

 

L'abbandono

di  Antonio Sangervasio

 

Con un anello

di carta

e di talco,

hai congedato il fato

e lo hai messo

sopra un palco.

Ora è li alla vista di tutti

e ammette la sconfitta.

Si sente vecchio

e resta zitto.

Chi sei tu per regolar i destini?

Pensi cosi' di esser forte?

Un nuovo inverno

è gia' alle porte.

Tu, fato,

padre dei destini,

non esser piu' triste

e non abbandonarti

alla morte.

  

 

 

Diario di alzheimer

 di  Antonio Sangervasio

 

E’ dietro di me,

è a un piede ad un passo.

La nebbia è davanti e taglia i colori.

La forza non c’entra,

non è una questione di volontà,

sono i ricordi che si sciolgono,

l’eterno diventa un attimo.

Temo il sorpasso della mente

Al corpo.

Temo l’evolversi,

del mio sguardo perso.

Temo le voci che mi chiamano da un deserto.

E’ dietro di me,

è questione di ore,

poi questo mare non avrà

ne luce ne sole.

La casa mia bisbiglia qualche cosa,

la mia famiglia vede

il mondo dell’astenia,del dolce limbo.

Ancora non so,

i ricordi li tengo legati a doppia

mandata di chiave,

il sole me lo ricordo,

i bambini pure.

I libri son quelli di sempre.

Non temo per me,

ma per chi mi è attorno.

In fondo il mio mondo,

è quello di sempre,

il ricordo lo tengo stretto,

un mio sentimento

rimane il mio concetto di perfetto.

Chissà che diranno

A un mio sorriso

Che per sempre conservero’ intatto.

 

 

 

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